Lo suggerisce uno studio coordinato dal team coordinato da Simon Baron-Cohen, direttore del centro di ricerca sull’Autismo presso l’Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. La scoperta aggiunge ulteriori prove a sostegno della teoria degli steroidi sessuali prenatali proposta per la prima volta 20 anni fa. Questi risultati, avverte peraltro Simon Baron-Cohen, primo firmatario dell’articolo, sono solo preliminari, non escludono altre https://aviflora.nl/introduzione-ai-steroidi/ concause e richiedono la verifica del fatto che gli aumenti dei livelli di ormoni osservati siano specifici per l’autismo e non condivisi da altre condizioni dello sviluppo neurologico fetale. Quindi, “dal punto di vista clinico, i risultati non dicono nulla sul potenziale uso di questi dati come un test prenatale per valutare il rischio di autismo di singoli soggetti”. Valutare l’efficacia dei corticosteroidi prenatali somministrati a ≥34 settimane di gestazione.
Questi dati sono stati confermati dagli studi successivi e la profilassi corticosteroidea è diventata una pietra miliare nella cura prenatale e nella prevenzione delle complicanze della prematurità. Un ciclo di corticosteroidi somministrato prima della nascita stimola lo sviluppo dei polmoni migliorando la sopravvivenza. Questa metanalisi di 6 trial randomizzati e controllati, riguardante 5698 gravidanze singole, ha valutato l’efficacia dei corticosteroidi prenatali in profilassi somministrati a 34 settimane od oltre. I risultati hanno dimostrato come questo trattamento riduca la morbilità respiratoria neonatale. La profilassi corticosteroidea per la maturazione polmonare si effettua in genere con la somministrazione di betametasone in due dosi da 12 mg per via intramuscolare; le due dosi vanno somministrate a distanza di 24 ore l’una dall’altra, ma se si prevede un rischio di parto imminente si consiglia l’anticipazione della seconda dose a 12 ore di distanza dalla prima. Malgrado non vi siano ancora risultati chiari sulla sicurezza della terapia prenatale con corticosteroidi in caso di infezione amniocoriale, si consiglia comunque l’esecuzione della profilassi, senza ritardare le tempistiche del parto suggerite dalle condizioni cliniche della donna e associandola alla somministrazione di antibiotici a largo spettro.
- Sono stati inclusi trial clinici randomizzati di comparazione tra corticosteroidi prenatali e placebo o nessun trattamento, in donne con una gravidanza singola di ≥34 settimane.
- Durante la gravidanza lo scambio gassoso avviene tramite la placenta, che consente il passaggio dell’ossigeno dalla circolazione materna a quella fetale e che trasferisce nella circolazione materna l’anidride carbonica che il feto ha prodotto.
- L’uso subottimale della tecnologia nei contesti di medio reddito sta causando un aumento del carico di disabilità tra i neonati pretermine che sopravvivono al periodo neonatale.
- Una revisione sistematica , pubblicata in precedenza, aveva rilevato nel gruppo in cui il trattamento veniva ripetuto settimanalmente una riduzione significativa della frequenza e gravità di distress respiratorio neonatale, di ricorso al surfactant e di dotto arterioso pervio che necessita di trattamento .
- Inoltre, i bambini devono ricevere cure di qualità sufficientemente buona quando nascono.
In particolare, nel neonato prematuro la produzione di surfactante è essenziale perché le dimensioni degli alveoli polmonari del nato pretermine sono inferiori a quelli degli alveoli pienamente sviluppati e un’elevata pressione collassante può impedire ostacolare enormemente la respirazione del bambino. Grazie alla profilassi corticosteroidea per la maturazione del polmone fetale, la produzione di surfactante nel feto viene aumentata, riducendo la pressione respiratoria richiesta per l’espansione degli alveoli e riducendo lo sforzo fetale. Cicli ripetuti di corticosteroidi, a fronte di uno solo, somministrati nel periodo prenatale alle mamme per prevenire il parto pretermine, non aumentano o riducono il rischio di morte o disabilità nei bambini. Condotto da dicembre 2017 a novembre 2019, lo studio randomizzato ha reclutato 2852 donne ei loro 3070 bambini da 29 ospedali di livello secondario e terziario in Bangladesh, India, Kenya, Nigeria e Pakistan. Oltre a trovare un rischio significativamente inferiore di morte neonatale e natimortalità, lo studio ha anche scoperto che non vi è stato alcun aumento di possibili infezioni batteriche materne durante il trattamento di donne in gravidanza con desametasone in contesti con poche risorse.
Passiamo ora a considerare la patologia neurologica del neonato pretermine.
Il processo di formazione permanente è favorito grazie all’uso di protocolli di cura e di trasporto condivisi tra le strutture invianti e riceventi ed 118. Il sistema informatico in rete rende disponibile in ogni momento la consultazione da parte di tutti i centri della rete dei protocolli clinici di valutazione e gestione delle patologie e protocolli operativi per il trasporto tra cui le indicazioni/controindicazione al trasporto. Per la gestione dei trasporti STAM sono state introdotte 2 linee telefoniche dedicate ed è stato implementato un sistema informatico in grado di supportare i flussi informativi di richiesta, verifica e conferma necessari ad abilitare i processi di trasferimento delle pazienti all’interno della rete.
Nelle gestanti a rischio di parto prematuro gli steroidi prenatali proteggono la prole
Dall’analisi delle cause che hanno determinato il trasferimento delle pazienti nell’anno 2012 risulta che l’età gestazionale media delle pazienti trasferite è di 29.3 settimane, i casi di minaccia di parto prematuro sono il 44% . I neonati esposti a cicli ripetuti di steroidi hanno morbosità e mortalità sovrapponibili a quella dei neonati esposti – nei cicli successivi al primo – al placebo, ma alla nascita pesano di meno e hanno lunghezza e circonferenza cranica minori. In caso di minaccia di parto pretermine, non è indicata la ripetizione di cicli di corticosteroidi dopo il primo. Tra le madri a rischio di parto prematuro la terapia con corticosteroidi a partire dalla 23ma settimana di gravidanza si associa a una riduzione dei tassi di mortalità e morbilità nella prole, secondo uno studio pubblicato su BMJ e coordinato…
Rischio di parto pretermine e corticosteroidi: il primo ciclo è sufficiente
Studio multicentrico controllato randomizzato per valutare se, in caso di rischio di parto pretermine, cicli ripetuti (anziché un ciclo unico) di corticosteroidi prenatali riducono la morbosità e mortalità neonatale senza alterare la crescita fetale. La profilassi corticosteroidea è indicata nei i casi di rischio di parto prematuro, ovvero quando si prevede un’elevata possibilità che il bambino nasca prima del termine, in particolare prima delle 34 settimane di età gestazionale. Gli steroidi prenatali a ≥34 settimane di gestazione riducono la morbilità respiratoria neonatale. Può essere preso in considerazione un singolo ciclo di corticosteroidi per le donne a rischio di imminente parto prematuro a 34°-36° settimane di gestazione, lo stesso vale per donne che si sottopongono a parto cesareo programmato a ≥37 settimane di gestazione. Una revisione pubblicata su Cochrane Database of Systematic Reviews rivela che la somministrazione ciclica di corticosteroidi in epoca prenatale nelle donne a rischio di parto pretermine è associata a un’incidenza ridotta di distress respiratorio e di gravi complicazioni nelle prime settimane dopo la nascita. L’utilizzo dei corticosteroidi nel parto pretermine dapprima fu impiegato unicamente per contrastare la sindrome da distress respiratorio(Respiratory Distress Syndrome – RDS) che è la principale malattia respiratoria del neonato pretermine ed è causata dalla ridotta produzione di surfattante endogeno e dall’immaturità dell’apparato respiratorio.